domenica 27 gennaio 2008

SXSW 2005: James McMurtry

City Hall
(19 Marzo - Austin, Tx)
foto: Continental Club

Figlio d'arte,il padre vinse un premio Pulitzer con la novella THE LAST PICTURE SHOW (da cui il film L'ULTIMO SPETTACOLO di Peter Bogdanovich), James McMurtry esordisce alla fine degli anni ottanta con l'aria malinconica e dimessa di chi si è fermato dieci anni prima. Capelli lunghi spettinati, occhialini alla Lennon, giacca irreperibile anche ad un mercato delle pulci, smorfia di disgusto, James McMurtry sembra sottindendere un presente ben più stolto del passato. Su una strada polverosa ed una vegetazione stecchita dal freddo, eloquente sfondo di copertina del suo TOO LONG IN THE WASTELAND, McMurtry ritrova lo spirito amaro e laconico delle canzoni di treni e di vagabondi. Candyland altre dieci canzoni e testimonianze spedite dalla provincia (americana o meno), da quella terra desolata nei passaggi e nelle prospettive ma viva negli uomini e nelle donne che l'abitano, persone il cui sogno, principale e unico, è andarsene. Agli orizzonti piatti, alle goffe crudeltà, all'ordinario e monotono svolgersi dei giorni James McMurtry oppone lo sconfinato, liberatorio emisfero della fantasia e della narrazione. Where'd you hide the body si conferma un lavoro molto interessante, It had to happen altro signor disco, di quelli che si ascoltano per lungo, lungo tempo, e che non stancano minimamente. Sullo stesso piano del tanto decantato esordio, a livello musicale gli è anche superiore, e compositivamente parlando non gli è certamente inferiore. It Had To Happen è sicuramente uno dei migliori della sua breve carriera e il seguente Walk Between the Raindrops, non è certamente inferiore. Capolavoro quello di Saint Mary of the Woods che ha due punti di riferimento basilari: la voce secca e talvolta monotematica dell'autore e la sua chitarra intensa e sudata, che sparge note taglienti e scarnificate. Il suono è tipico di una jam notturna, con gli strumenti che ogni tanto se ne vanno per la tangente, un suono diretto e potente. Rock al cento percento come in Live in Aught Three il primo disco dal vivo di James. Un disco arcigno e sudato, chiarristico ed essenziale, che non concede nulla alla teatralità, ma lascia grande spazio alle canzoni del nostro, alla sua chitarra, alla sezione ritmica dei Bastardi Senza cuore, la sua band. The Heartless Bastards sono Darren Hess, batteria, uno stantuffo, e Ronnie Johnson, basso, una locomotiva. Poi c'è la musica: settantotto minuti vitali, suonati con il cuore, cantati con forza. Childish Things invece è la somma definitiva non soltanto delle sue abilità di songwriter (tra i migliori in assoluto della sua generazione) e di musicista, nonché di una coerenza tanto cristallina da sembrare monotona, ma anche di un atteggiamento di rifiuto totale dei moderni clichés, dei luoghi comuni e delle banalità. Non per ultimo Just us Kids lche ascia una scia di attrattiva che non ti consente di restarne indifferente. Un gran songwriter, grande musica!!!


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