lunedì 27 febbraio 2012

RODEO AUSTIN 2011: The CAPTAIN LEGENDARY BAND

Star of Texas Fair & Rodeo
Rockin' A Stage

La direzione intrapresa dal texano Charlie Hager –vocalist e chitarra- e Dustin Logan -chitarra-, nel piacevole country-roots di Those Songs si arricchisce con un approccio che si spinge oltre, tra suoni sempre elettro-acustici ma con un incedere che diventa ad imbuto o meglio a spirale: più vai avanti ad ascoltare My Saving Grace, e più affondi nel cantautorato texano accarezzandone territori che non sono affatto inesplorati, southern-bluesy, che sanno restituire traiettorie disordinate, vagabondaggi senza meta e illusioni sempre più provvisorie inclini a fuorilegge e countryman fedeli alle tradizioni, come dopotutto la musica della The Captain Legendary Band. Continuano a prendere la strada della visione sociale o critica, dipende da voi, attraverso una serie di affascinanti e scarne ballate che dilatano i tempi nella loro scura e intimamente disillusa disamina della vita. Nessuna visione edulcorata della realtà, ma solo uno sguardo attento alle piccole sfumature della vita, un paesaggio agreste della The Captain Legendary Band che dopo quattro anni, geograficamente, non è più connotabile solo nelle dolci e soleggiate vallate texane, le storie di Charlie Hager si fanno vettore di traiettorie aeree sconfinate in bilico tra i sentimenti e la vita on the road, aggiungendo maggiormente l’istinto appassionato del rock, tanto da donare a Smoking Barrel lunghi momenti di emozioni sottili ed impetuose. Un fluire incessante di chitarre ma avendo cura di recuperare sin dalla splendida Brothers gli spazi del western, tanto da accentuare quel respiro epico a cui restano affezionati. Aggiungiamoci il saper scrivere canzoni capaci di scuotere dal torpore morale, di scegliere la cover giusta (la splendida North East Texas Women e la telecaster fuma davvero -anche quella di Aaron Bancroft, l’unica novità nella line-up- tanto che la nuova versione del brano di Willis A. Ramsey è decisamente più mossa, rotta e sobbalzante), e non ultimo, una serie di solide rock&roots ballads coi fiocchi. Smoking Barrel si chiude con i sette minuti tuonanti della title-track, pura magia chitarristica che possiede la stessa semplicità e la stessa trasparenza di un disco scritto tra terra e cielo, ovviamente Texani.


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mercoledì 1 febbraio 2012

SXSW 2011: LEROY POWELL and The Messengers - Brandon JENKINS

Maria's Taco Xpress - Austin, Tx


Il chitarrista di Shooter Jennings, Leroy Powell (ma nel lungo passato c’è anche una collaborazione con Waylon Jennings) ha inciso un primo folgorante disco insieme ai The Messengers (ma ne ha altri da solista).
Resta fedele al passato, fa geminare il rock in Atlantis divenendo sfuggevole, inafferrabile, ‘fuori fuoco’ specialmente quando torna in voga lo spirito smaliziato degli anni ’70, in un rock classico coinvolgente. Uno Showcase breve nell'abituale e lunga giornata organizzata dalla Sin City Social Club ma col botto, arcigno, suono muscolare ma lasciando il giusto spazio alla chitarra. Nudo e crudo proprio come Atlantis. Allacciate le cinture!







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 Opal Divine's Freehouse, Austin, TX
Dura la gavetta per Brandon Jenkins, nel lontano 1994 firmò il suo primo contratto con la Alabama Raney records è fu una grande delusione pieno di incomprensioni, così passo nel 1995 con il manager R.C. Bradley portandolo a Nashville ma senza esiti positivi. "Dovunque andavo mi dicevano tutti la stessa cosa: hai una voce bellissima ma non avevo il look adatto o che le mie canzoni era discutibili". Il suo primo lavoro è stato lo splendido The Ghost Of Jesse James cui è seguita la registrazione dal vivo Live at the Blue Door nel 2000. Down In Flames ha riscosso un notevole consenso di critica e ha piazzato due singoli nei top ten delle Texas Music Charts ed ha permesso di ripescare Unmended edito nel 2002, ma per qualche oscura macchinazione del fato è presto scomparso dalla circolazione. Tra passagi alterni Faster Than A Stone e l'ottimo Brothers of the Dirt, nell'ultimo lavoro Under The Sun è tornato a parlare di politica e a renderlo -a tratti- cattivo, showcase compreso.

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